Egregio Presidente,
sono rimasto assai sorpreso quando Lei alcune settimane fa ha perorato la causa
del terzo mandato ai sindaci dei piccoli comuni.
I politici,anzi i politicanti, mandano Lei a saggiare il terreno per
sentire cosa si dice in giro di questa amena trovata, altamente illiberale ed
antidemocratica. Più semplicemente sarebbe l'ennesimo schiaffo al "popolo
sovrano"....( si fa per dire!)
La Costituzione non lo vieta, ma questa norma, se approvata, renderebbe la vita
politica ancor piu' ingessata e corruttibile.
Caro presidente, la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni!.
Consentire ad un sindaco di rimanere in carica quindici anni significa che
un solo schieramento politico monopolizzerà la vita pubblica e gli interessi
economici non solo per troppo tempo, ma aprirà anche la strada in maniera
plateale alla invocazione :"un uomo solo al comando!!"
Una valanga nasce sempre da un piccolo cumolo che prende il
là.
Non si ama spesso ripetere che la migliore medicina è la prevenzione?
Quindi non possiamo rimanere con le mani in mano di fronte alle
provocazioni dei politici nostrani. La democrazia, come lei ben sa, è altra
cosa.
Lei spesso biasima, ed a ragione , il fascismo (anzi lo faccia più che può) ma
non me ne voglia se le dico che ove approvasse il terzo
mandato ai sindaci darebbe un contributo, e non di poco conto,
all'istaurarsi di un sistema autoritario. Su quella strada siamo già fin
troppo pericolosamente avanti.
Una ristretta oligarchia al comando, la cui colorazione politica ha
ben poco rilievo.
Quando sento poi il nostro concittadino Vannino Chiti, di cui noi Pistoiesi
conosciamo bene le gesta e la carriera, che addirittura vedrebbe bene estendere
la norma del terzo mandato ai sindaci dei comuni fino a 20.000 abitanti,sono
letteralmente terrorizzato.
Estenderla poi a Lucca, Siena, Firenze, Roma e Milano sarebbe un
gioco da ragazzi.
Nutro fondate speranze in un suo ravvedimento sulla norma in questione.
Lei, nato nella Toscana dei liberi Comuni, non può appoggiare una simile scelta,
né si lascerà trascinare sulla strada scivolosa di meschini interessi di
parte.
Non può dimenticare come tra il dodicesimo e il
quindicesimo secolo, questa terra di Toscana visse un sistema politico che
ricorda quello della Grecia classica e che, come quello, assicurò le libertà
politiche, da cui conseguono quelle economiche levatrici di ricchezza, cultura
ed arte: massima espressione dell'attività umana. Questi, i pilastri
dell'Occidente moderno, anche se spesso non si riesce a fare altrettanto.
Allora le cariche pubbliche duravano poco (da due mesi ad un massimo di due
anni).
La Siena del periodo" novesco" e lì ad ammonirci ed
indicarci la strada .
Ma parimenti potremmo dire di Lucca, Firenze o Volterra, senza dimenticare
Venezia che è durata mille anni ,dove molte volte le cariche pubbliche venivano
assegnate per sorteggio, come nei liberi Comuni di Toscana. Quasi sempre le
cariche non prevedevano che piccoli compensi (metà all'inizio e
l'altra metà alla fine del mandato, se si era stati all'altezza del
compito).
Cosa ben più importante !!!!!...Gli incarichi non erano rinnovabili, se non
dopo diversi anni.
Questa era (ed è) la Democrazia. Ricoprire le cariche pubbliche era
spesso obbligatorio e per brevi periodi, sì che tutti partecipassero.
Quello che ci hanno lasciato in eredità e davanti agli occhi di tutti.
Basta ed avanza per dire che si governarono da sé e bene .
Goethe, nel libro dedicato al suo vaggio in Italia, quando arriva in Toscana
esclama: "... ebbe a godere di governi fortunati".
Mettiamola pure così. Ma di certo la fortuna non poté bastare!!.
Sono certo che Lei si renda conto di come la democrazia in Italia sia
ormai più formale che sostanziale. Spesso l'ho ascoltata interrogarsi sul
perché la gente vada sempre meno a votare .
Ebbene il "popolo sovrano" si è accorto che non conta niente
e quel che è peggio viene privato passo dopo passo degli strumenti con cui
partecipare alla vita pubblica concretamente. Per
amministrare Pistoia, gli ordini vengono da chi sa chi !! e sappiamo bene
chi ...!!!.
Chi si affaccia alla vita pubblica diventa un burattino nelle mani di
altri. Per questo non si impegna.
Non si può correre con la palla al piede o legati al guinzaglio .
Nutro la speranza che il suo recente viaggio in Svizzera abbia apportato lumi
utili al suo operare quotidiano.
Sono fermamente convinto che la Svizzera, come altri paesi di questo mondo,
ancorché troppo pochi, sia molto ricca , perché libera .
Mi pare ormai chiaro, senza tema di smentite che non esistono paesi
ricchi o paesi poveri, ma popoli liberi o popoli assoggettati alla tirannia
sotto varie spoglie.
Le scrivo questa lettera da Pontedera dove ho accompagnato alcuni studenti
pistoiesi per partecipare all'annuale "certamen" di lingua
latina che si è svolto presso il Liceo scientifico 25 Aprile .
Qui ho potuto vedere uno spettacolo ignobile e penoso,un ambiente afflitto
da estremo degrado.Non voglio rammentare le scritte sui muri della scuola su cui
sorvolo per carità di patria. Purtroppo non posso tacere sul degrado
dell'edificio tutto: la ruggine che cola dall'armatura del cemento armato troppo
precocemente invecchiato, gli intonaci che cadono, i corrimano sui muretti,
caduti o divelti.
Di più: cartacce per ogni dove, mozziconi di sigarette, oggetti di plastica
equamente assortiti sul giardino antistante la scuola, tutto in quantità
industriale, vetrate di vari locali rotte per il tiro convergente
non certo di ortaggi. Uno spettacolo mozzafiato da quinto mondo. Devo invocare a
scusante degli studenti di Pontedera e dei loro insegnanti l'assenza
di cestini o di opportuni divieti? La prego, Presidente, mi tolga Lei dalla
testa questo dubbio che mi arrovella !!!!
Ma torniamo coi piedi per terra e all'argomento da cui ho preso le mosse .
Il sindaco ,che abita a pochi passi dalla scuola,non ha proprio nulla da dire? E
il presidente della provincia che ci sta a fare?
Un sindaco sotto i cui occhi campeggia un simile inferno non dovrebbe
poter rimanere un minuto di più, altroché poter chiedere un secondo o un
terzo mandato.
Presidente, venga a Pontedera: sono pochi chilometri da casa sua.
Naturalmente senza farsi annunciare .Non deve perdersi un simile spettacolo.
Poi se nulla potrà fare, quale custode della Repubblica chieda che sia revocata
la intitolazione del Liceo scientifico al 25 Aprile.
Se quella data ha restituito agli Italiani le perdute libertà, tra queste
certamente non è prevista quella di fare della scuola un
simile scempio.
Sono ripartito da Pontedera con la convinzione che una città che
non è riuscita a conservare il proprio Liceo, ben difficilmente
riuscirà a difendere e salvare la gloriosa Piaggio
Grazie per l'attenzione e auguri.
Vezio Gai, 7 Luglio 2003 |